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Ricchezza reale vs Ricchezza degli indicatori


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Per la serie "a volte anche gli economisti, e quindi anche Alessandro De Concini e il suo nuovo amico Finn Kydland, hanno ragione".

Qualche settimana fa l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha pubblicato i risultati di uno studio sullo sviluppo economico globale (volete la dimostrazione che per una volta non vi sto raccontando fregnacce? La trovate clickando qui...mamma mia, sto davvero imparando a sfruttare tutte le potenzialità di Blogger!).
La Norvegia si trova in testa, o comunque nelle primissime posizioni, in quasi tutti gli indicatori: qualità della vita, benessere, reddito pro-capite, scolarizzazione, ecc.

Ma anche il paniere Istat dice che il livello dei prezzi italiani col passaggio lira-euro è aumentato in maniera quasi marginale...e allora?
E allora guardandosi intorno si capiscono molte più cose di quante se ne possono desumere (ok, ho usato una parola dotta, vado a dormire tranquillo e soddisfatto)da fogli e fogli di numeri.

Mi guardo intorno in Norvegia, in cerca di un po' di povertà (tra l'altro ho letto qualche giorno fa su Corriere.it che ormai nel Sud Italia vive sotto la soglia di povertà una famiglia su quattro...).

Effettivamente non si "vede" povertà.
Non si vede povertà nei quartieri della città.
Non posso dire se questo vale per tutta la Norvegia, ma almeno a Bergen, non esiste una vera e propria periferia, non esistono quartieri operai, non esistono sobborghi abitati esclusivamente dalla working class (quanto mi piaccio quando faccio l'avido capitalista...sì, schiacciamoli sti operai!). Non esistono quartieri brutti. Non esistono quartieri malfrequentati. Esiste solo Bergen, con le sue graziose casette colorate in cui vivono fianco a fianco persone di diverso reddito ed estrazione sociale. Tutti benestanti e capaci di vivere più che dignitosamente nonostante il livello dei prezzi norvegesi.
Non si vede povertà nemmeno per le strade.
Non un ambulante, non un senzatetto. Al massimo mi è capitato di vedere qualche (due? tre? sia chiaro, non cento!) musicista più o meno improvvisato strimpellare sulla piazza principale. Ma l'aspetto non era quello di chi suona in strada per vivere. Era più quello di chi si esibisce per piacere o per raggranellare - in modo molto bohemien - qualche NOK extra.

Da qualche parte, non ricordo di preciso dove (Regola n°1 delle citazioni: "Citare la fonte". Regola n°1 infranta!), ho letto che per capire come se la passa un paese basta dare un'occhiata alla robustezza e alla qualità dei contenitori in cui vengono venduti i liquidi. Ok, detto così non sembra un metodo molto scientifico, ma effettivamente...

L'Argentina ha reagito in maniera atipica (se non altro molto diversa dalla reazione che ci sarebbe stata in Italia) all'ultima, gravissima, crisi che ha distrutto l'economia del paese. Non ha chinato la testa, non si è arresa, non si è seduta pensando "passerà...". L'Argentina sta tirando la cinghia e provando a rifondare. Daniele, un mio compagno di triennio che ha vissuto per sei mesi in Argentina, mi raccontava che là quando compri il latte o l'acqua al supermercato te la vendono in sacchetti di plastica.
L'Italia non se la passa come l'Argentina ma nemmeno come l'Irlanda o i paesi scandinavi. Provate a comprare una bottiglia di acqua "da discount". Intendo, non Levissima, o Uliveto, o Vera. Quanto è spessa la plastica? Come una foglio di carta! Non riesci a tenerla in mano, se solo non piena fino all'orlo, senza deformarla.
Passiamo alla Norvegia. Coca Cola, Solo (una roba orribile ai frutti tropicali), succhi di frutta, ma anche semplice acqua-acqua o "acqua-aromatizzata" (da brividi...toglie la sete come la pepata di cozze), e tutte le altre bevande analcoliche (dai brand più famosi a quelli first price) sono vendute in bottiglie di una plastica che non avevo mai visto. Spessissima, pesantissima e quindi costosissima per tutta la catena industria-distribuzione. Non scherzo, a prima vista sembra vetro. Una roba allucinante, indeformabile, impensabile "schiacciare" le bottiglie per la raccolta differenziata...

Che la teoria dei contenitori liquidi non sia proprio una ca**ata?

Ah, nonostante ciò, e stic***i, in pratica da nessuna parte accettano American Express e ovunque ci sono problemi con tutte le carte di credito a parte Visa. Ho bestemmiato diversi giorni contro il circuito Maestro e Banca Intesa...in realtà avrei dovuto farlo contro sti pescatori di merluzz...mortaaaacci.

A presto!

PS.
Foto: Bryggen, il cuore storico e turistico della coloratissima (vero) e soleggiatissima (velatamente ironico) Bergen.
Mi è venuta in mente una cosa. Non vi ho ancora parlato di Bergen. DOH!
Prossimamente dai...


3 Responses to “Ricchezza reale vs Ricchezza degli indicatori”

  1. Anonymous Anonimo 

    Negli stadi norvegesi ti fanno i cotrolli all'ingresso e ti lasciano portare dentro solo il tappo, lasciando fuori la bottiglia...ha ha ha ha.......ha.....ehm....ok ok, bannatemi pure, se volete!

  2. Blogger jacodeauss 

    c'ho messo un po' a capirla (scusa, sono un po' rinco...), ma altro che bannarti, ti eleggo giullare ufficiale del blog!
    Bella Rudy

  3. Anonymous Anonimo 

    Beh, l'american express, se hai una visa, non serve praticamente a niente. E poi non è vero che fanno l'interesse del cliente come si vantano. Leggi la mia disavventura:
    http://blog.nicolamattina.it/?p=171
    http://blog.nicolamattina.it/?p=172
    Ciao
    Nicola

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